Nel 2001, dal 14 al 17 marzo, il movimento no-global organizzò a Napoli, così come era avvenuto un anno prima a Bologna, un controvertice al “Global Forum OCSE”, voluto dall’allora Governo D’Alema. In quelle 4 giornate ci fu un vero e proprio “antipasto repressivo” di quello che sarebbe avvenuto a Genova, nel luglio 2001, per il vertice del G8, con il Governo Berlusconi. In sintesi una breve agenda di quelle 4 giornate.Il 14 Marzo, alle ore 10, i movimenti di lotta dei disoccupati occuparono i binari della Ferrovia Circumvesuviana; alle ore 19, in piazza del Gesù , si tenne la Street Parade “in-festa-zione” alla quale parteciparono più di 2.000 persone, durante il corteo ci furono scontri con le forze dell’ordine.Il 15 marzo, al mattino, ci fu un corteo della rete No Ocse per il centro di Napoli. Al termine della manifestazione venne occupata la facoltà di Architettura. Lo scopo era di trasformarla nel centro logistico delle mobilitazioni. Nel pomeriggio vennero occupati contemporaneamente i centri telematici delle facoltà di Lettere e Filosofia, dell’Università Orientale e di Architettura. Si organizzò un net-strike al sito della Fineco, rendendolo per un breve periodo non operativo.Il 16 marzo, nel pomeriggio, si tenne un convegno internazionale su “movimenti e globalizzazione”.Il 17 marzo, alla manifestazione nazionale partita da Piazza Garibaldi, parteciparono oltre 30.000 persone. Il corteo sfilò per le strade del centro storico con l’obiettivo di arrivare in Piazza Plebiscito dove si svolgeva il vertice dell’OCSE. Giunti in Piazza Municipio i manifestanti vennero aggrediti con cariche furibonde da parte di Polizia e Carabinieri. Vennero lanciati dalle forze dell’ordine centinaia di candelotti lacrimogeni. I manifestanti vennero circondati dagli agenti su tutti i lati della piazza, senza lasciare nessuna via di fuga. Fu una vera e propria “tonnara”. Centinaia di manifestanti vennero feriti seriamente. Presto gli ospedali si riempirono di ragazze e ragazzi pestati a sangue. Nei reparti ospedalieri, tra le barelle che portavano i feriti, carabinieri e poliziotti giravano indisturbati e minacciosi. Parenti e amici che erano andati a sincerarsi delle condizioni dei feriti furono cacciati. In seguito, buona parte dei feriti furono deportati sui blindati per una destinazione ignota. Molti dei manifestanti che si erano rifugiati al centro sociale SKA, si spostarono davanti alla Questura per fare blocco e pretendere il rilascio dei sequestrati. Solo dopo parecchio tempo arrivarono le notizie del fermo di tanti presso la “Caserma CC Raniero”, il luogo diventato tristemente famoso per le percosse e le umiliazioni subiti dagli attivisti no-global. Ad alcuni gli venne urinato sul corpo e gli venne ordinato di baciare un’immagine di Mussolini. La notevole presenza sotto la Questura impose la rimessa in libertà dei manifestanti sequestrati. Nel 2010 il Tribunale di Napoli condannò 10 agenti a pene superiori a 2 anni ; due di loro furono condannati per “sequestro di persona aggravato”, per i fatti avvenuti nella Casema Raniero.