A quarant’anni dall’Inchiesta 7 Aprile 1979 e del famigerato “teorema Calogero”, le “aggravanti” dell’emergenza e una penalità sempre più spinta sono le costanti con cui il potere (nelle sue diverse forme che si sono alternate) risponde alle istanze sollevate dal conflitto sociale.
Venerdì 5 aprile 2019
a Vag 61 (Via Paolo Fabbri 110, Bologna)
ore 20: cena sociale
ore 21,15: assemblea/dibattito
parteciperanno:
– Nicoletta Dosio (movimento No Tav)
– Anubi D’Avossa Lussurgiu (Movimento antipenale Roma)
– Alvise Sbraccia (Antigone – Univ. Bologna)
– Oreste Scalzone
A quarant’anni dall’Inchiesta 7 Aprile 1979 e del famigerato “teorema Calogero”, le “aggravanti” dell’emergenza e una penalità sempre più spinta sono le costanti con cui il potere (nelle sue diverse forme che si sono alternate) risponde alle istanze sollevate dal conflitto sociale. Da sempre i reati puniti più gravemente sono quelli commessi dai meno abbienti, dai disoccupati, dagli sfrattati, dai senza casa, da quelli che non hanno un reddito minimo per sopravvivere.
Assistiamo da tempo a un’offensiva repressiva condotta contro gli spazi sociali e i movimenti, contro ogni forma di socialità che provi ad uscire dall’ottica di mercato o che comporti anche solo una minima forma di opposizione. Il recente aggravamento delle pene per il reato di blocco stradale è teso a colpire soprattutto la straordinaria stagione di lotta dei lavoratori della logistica.
Dal 2007 ad oggi l’apparato punitivo statale si è affinato esasperando il controllo, decretando nuove restrizioni liberticide fino alle vigenti “leggi razziali( Minniti e Salvini)”, si tratta di sempre più di evidenti prove tecniche di regime, da “Stato di polizia”.
Sono ormai più di 20 mila i procedimenti penali aperti negli ultimi anni contro attivisti e militanti dei movimenti di lotta (arresti, misure restrittive, denunce, processi, multe, provvedimenti speciali, divieti di dimora, fogli di via). Si sono moltiplicate le “ sorveglianze speciali”, le ultime più vergognose sono quelle contro gli internazionalisti solidali con la difesa del Rojava e la resistenza curda.
Negli ultimi tempi sono diventate definitive condanne abnormi e pericolose che porteranno compagni di movimento in carcere o in regime di detenzione (per occupazioni e lotte per la casa, per i fatti del 14 dicembre 2010, del 15 ottobre 2011, per il corteo antifascista di Cremona del 24 gennaio 2015 ed altri ancora).
L’Italia è l’unico paese in Europa ad avere un residuo di penalità per la stagione di lotta degli anni Settanta che vede ancora persone in carcere o in esilio.
L’ergastolo ostativo e l’articolo 41 bis sono applicati all’infinito con sadismo e logiche di vendetta: si tratta di un vero e proprio accanimento.
A tutto questo vanno aggiunti il costante sovraffollamento carcerario, il prolungarsi dell’attesa di giudizio e il dramma dell’autolesionismo e dei suicidi dei detenuti .
Il governo reazionario Lega-M5S che tra incitamento all’odio razziale, all’armamento personale “spacciato come legittima difesa”, all’oscurantismo violento e misogino alla Pillon, intende condizionarci ad un modello di società autoritario, gerarchico e corporativo.
Per tutti questi motivi, dopo l’importante assemblea di Roma del 22 marzo scorso, al Cinema Palazzo Occupato, proponiamo di continuare il prossimo 5 aprile (al Vag 61 a Bologna) la riflessione collettiva che si è aperta.
Vogliamo discutere delle cosiddette “politiche di sicurezza” e della spirale repressiva e disciplinare a cui i movimenti di lotta sono sottoposti. Crediamo sia necessario e urgente affrontare l’intera dimensione “dei delitti e delle pene”, per costruire una risposta non settaria e di massa volta ad affermare “garantismo sociale” e “diritto penale minimo”, per una critica radicale verso gli apparati governativo-polizieschi e le istituzioni totali, per una svolta che sia finalmente liberatrice delle forme che opprimono le istanze della società.