Nell’archivio del Centro di documentazione il “Fondo 7 aprile” è una delle parti più importanti. Si tratta di più di cento faldoni contenenti copie del materiale giudiziario (interrogatori, indagini, atti processuali, documenti sequestrati), sottoposti in questi anni ad una preliminare ricognizione, per poter iniziare in tempi brevi un intervento di riordino che li renda disponibili alla consultazione . A quarant’anni del 7 aprile 1979 il Centro di documentazione dei movimenti “Francesco Lorusso – Carlo Giuliani” ha deciso di dedicare la sala in cui sono custoditi i materiali del fondo a Egidio Monferdin, uno dei compagni incarcerati per quella maxi-inchiesta, scomparso qualche anno fa, molto conosciuto a Bologna, per la sua militanza attiva nelle fila del movimento, nelle lotte dei migranti e nelle attività degli spazi sociali, in primo luogo all’Xm24.
Egidio Monferdin, il sorriso tenace della
rivolta di classe
Articolo tratto dal quotidiano Il manifesto del 3 settembre 2009
Il primo settembre Egidio Monferdin ci ha lasciati. E’ morto a Bologna,
circondato dall’amore e dalle cure di Monica e dall’affetto di molte compagne e
di molti compagni. Era nato in Istria nel 1945. Poco dopo la sua nascita, la
sua famiglia si ritrovò esule in un campo profughi nei pressi di Cremona. E a
Cremona frequentò l’alta e informale scuola politica di Danilo Montaldi, dal
cui metodo di lavoro imparò una straordinaria arte di ascoltare quelle che
allora si chiamavano ancora le classi subalterne.
Iscritto alla facoltà di medicina a Padova, si mise in contatto con Potere
operaio, di cui diventò militante. Dopo la crisi di Potere operaio, verso la
metà degli anni ‘70 fu attivo nell’Assemblea autonoma di Porto Marghera e nel
giornale operaio “Lavoro Zero”. Intanto, a Mestre, dedicava molto del suo tempo
al Centro di sostegno per preadolescenti mentalmente disturbati, nonostante il
magro salario. Erano gli anni in cui più si concedeva un po’ di tempo per le
immersioni in apnea, sovente spinte al limite della temerarietà, nel suo mare
Adriatico.
Arrestato il 21 dicembre 1979 nell’ambito dell’inchiesta 7 aprile, ha trascorso
più di 7 anni in varie carceri della Penisola, pagando di persona la rivolta
politica di una generazione e di una classe: in prigione però economizza
l’investimento nella propria difesa legale per cercare di aiutare i comuni
nelle loro pratiche legali e nel loro desiderio di leggere e di apprendere.
Stabilitosi a Bologna verso la metà degli anni ’90, Egidio vive la nuova e
ricca stagione che inizia con la campagna No-Ocse e la “Libera Università
Contropiani”. Attraversa per intero il momento tumultuoso che si inaugura a
Genova nel 2001 impegnandosi nel Bologna Social Forum e nello spazio pubblico
di XM24 e, fino a oggi, nella militanza nel Coordinamento Migranti Bologna.
Lavora però anche allo sviluppo della tipografia interna al carcere della
Dozza: un progetto che parla di libertà e si chiama “Il profumo delle parole”.
In questo decennio Egidio mostra ovunque, ancora una volta, una chiara
intelligenza dei cambiamenti e delle occasioni che il movimento offre, ma anche
una notevole tensione critica verso i limiti che maturano. E’ stato fino in
fondo convinto della novità politica rappresentata dai migranti in Italia e in
Europa. Centinaia di migranti l’hanno conosciuto nelle assemblee e nelle
riunioni,
l’hanno ascoltato, hanno discusso con lui, hanno condiviso con lui il lavoro di
organizzazione di un movimento autonomo dei migranti. Riservato e composto,
Egidio Monferdin possedeva una calma suprema nelle situazioni difficili. Forse
era questa la dote che molti gli invidiavano e che gli ha permesso di
affrontare, sullo sfondo di un sorriso, brevi attimi fulminanti e lunghe
riunioni complicate. Questo oggi ci resta di Egidio. Questo già ci manca di
lui: la capacità di esserci sempre e al presente, senza nostalgie e senza
retorica, di esserci nonostante tutto.
Ferruccio Gambino – Maurizio Bergamaschi