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12 dicembre ’69, lo Stato delle stragi

MARTEDI’ 11 DICEMBRE 2018, dalle ore 19

– ore 19: mostra di manifesti e documenti sulla stra strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969

– ore 20: cena sociale di autofinanziamento

– ore 21,30: proiezione del film “12 dicembre” di Pierpaolo Pasolini

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Il 12 dicembre 1969, con le bombe a Piazza Fontana, cominciava la “strategia della tensione”.

Tra il 1969 e il 1984, in Italia, sono avvenute otto stragi politiche dalle caratteristiche comuni: tutte hanno visto coinvolti personaggi appartenenti alla destra eversiva, in tutte sono emerse protezioni, connivenze, responsabilità di appartenenti agli apparati dello Stato, tutte sono rimaste per molto tempo senza spiegazioni ufficiali, senza colpevoli e senza mandanti. In quindici anni sono state assassinate, oltre seicento sono rimaste ferite in attentati stragisti che, ancora oggi, nella quasi totalità dei casi, sono rimasti impuniti.

Si è fatto di tutto intorno alla strage di piazza Fontana, a Brescia, Bologna, Ustica, compresi i processi. Di tutto non per scoprire la verità, ma per occultarla. La verità storica e politica è rimasta per anni patrimonio dei movimenti, imbrigliata dai silenzi, omissioni, depistaggi, fino all’apposizione del segreto di stato, poi è diventata senso comune di larga parte del paese, senza che a ciò corrispondesse però azione adeguata.

Anzi, ancora oggi è piegata agli interessi di chi la vuole complice nella conservazione dell’esistente.

I giorni nostri sono percorsi da un forte vento di destra, spesso con egemonia culturale e sociale. Ovviamente il riformarsi di un “consenso di massa” alle nuove forme del fascismo richiederebbe un’assai lunga e complessa analisi, ma è utile ricordare una indicazione/profezia di Pier Paolo Pasolini (del settembre ’62): “Non occorre essere forti per affrontare il fascismo nelle sue forme pazzesche e ridicole: ma occorre essere fortissimi per affrontare il fascismo come normalità, come codificazione direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di un società”.

A tanti anni di distanza ci sentiamo di sottoscrivere quello che scrisse nel 1995 un “pazzo” compagno statunitense, Albert Hoffman, in prima fila nel movimento degli anni ‘60/70: “Certo, eravamo giovani. Certo, eravamo arroganti. Eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati, sciocchi. Ma avevamo ragione”. Avevamo ragione noi, anche su questo: la strage è di Stato. E diciamo a voi, gente perbene, che “per quanto vi crediate assolti”, come cantava allora Fabrizio De Andrè, “noi verremo ancora a bussare alle vostre porte”, perché siete sempre – e per sempre – tutti coinvolti.