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Il ’77 e la poesia

L’immagine che pubblichiamo è una “poesia visiva” che Gilberto Centi realizzò per l’11 marzo. Dello stesso autore proponiamo il


“Micromanifesto della poesia orale”


Quando la poesia precipita potente, dolorosa, nuda o guerrigliera –
Quando scaraventa il Silenzio con le moltitudini dei suoni che contiene, imbrigliandovi musiche, colori, fuochi fatui e roghi –
Quando il pubblico ascolta, la voce poetica s’insinua tra le sedie, i vestiti, gli ombelichi, i brusii –
Quando trafelata risale da un affanno o s’acquieta scivolando –
Quando chi si mette in giuoco ti parla disarticolando climi, certezze, prossimi minuti –
Quando si “concelebra” l’ Emozione che s’alza dalla pagina e non resteranno angoli per nascondersi –
Quando la poesia ritroverà l’origine del canto e i Soporiferi Lectors dei Carmi saranno andati via –
Quando le barriere che frapponi dondoleranno nel vento come siepi, allora il reading / la performance / perderanno queste definizioni sciagurate, ritrovando significati smarriti. Questo è l’evento, il brivido, l’èstasi feriale: la Comunicazione estrema cui tendiamo.


Nei fondi del “movimento del ’77” abbiamo trovata anche questa poesia scritta da un “compagno operaio” nel 1981.


Oggi,
non ci si chiede
perché è morto Francesco.
E’ bastato un pensiero inumidito
per togliere in pochi attimi
ogni traccia di sangue.
Sono rimasti dei segni nel muro
opera della giustizia,
bendata, a cui
hanno rubato la bilancia
per porgere l’arma.
In molti,
si sono convinti
si sono nascosti
si sono addormentati
dietro
vetri infranti
manichini bruciati
barricate sfatte, per non pensare